Protivín, 1914 – Praga, 2002
Provenendo da una famiglia molto modesta, Jiří Kolář vive cambiando più volte professione mentre nutre le proprie ambizioni artistiche. A vent’anni realizza i suoi primi collage fortemente influenzati dalla poesia e dall’estetica futuristica: furono esposti per la prima volta nel 1937 e la sua prima raccolta di poesie fu pubblicata nel 1941.
Nel 1942 fondò Skupina 42, un gruppo artistico influenzato dalle avanguardie continentali, che celebrava “l’incanto della tecnica”. Insieme a sua moglie Běla, sposata nel 1949, raccoglie negli anni una grande collezione di opere che è stata lasciata in eredità al Museo Kampa di Praga nel 2002.
Durante gli anni ’50 e ’60, ha lavorato sistematicamente alla fusione tra la poesia e le arti plastiche, usando un gran numero di tecniche, a volte di sua invenzione. Il risultato è un corpus molto sorprendente in cui parole e immagini formano un alfabeto visivo molto personale e toccante.
Kolář divenne molto famoso internazionalmente e iniziò a viaggiare fra Germania, Stati Uniti, Giappone, Brasile (dove vinse il primo premio alla Biennale di San Paolo nel 1959). Dopo aver raggiunto il punto più alto della sua carriera artistica al con una mostra al Guggenheim di New York (1975), si trasferì a Berlino e infine, nel 1980, a Parigi. Qui espone alla Galerie Maeght, fonda la Revue K dedicata agli artisti cechi esiliati in Francia e prepara le sue future mostre al Museo di Düsseldorf (1980), al Centro Pompidou e al PAC di Milano.
Nel 1984 ottiene la nazionalità francese. In questi anni viene esposto a Nüremberg, Oxford, Duren, e al Guggenheim per la terza volta, nonché alla Biennale di Venezia.
Nel 1989, ristabiliti i legami con il suo paese di origine dopo la Rivoluzione di velluto, si recò spesso a Praga, dove istituì il Premio Jindřich Chalupeck per sostenere i giovani artisti. Muore nella capitale ceca nell’estate del 2002.