biografia
Roma, 1938 – Roma, 1988
Fratello dell’artista Francesco Lo Savio, Tano Festa è stato un pittore e fotografo italiano. Dopo aver terminato gli studi di filosofia e fotografia a Roma, Festa ha scritto poesie che ha distribuito agli abitanti di Piazza di Spagna. Vive e opera in quartieri a basso reddito ed è quindi visto dalla polizia in quel momento come un individuo pericoloso.
Festa espone per la prima volta nel 1959 con Franco Angeli, Mario Schifano e Giuseppe Uncini alla galleria La Salita di Roma, che presenterà la sua prima mostra personale nel 1961. Le opere di questo periodo hanno una forza inusuale e saranno definite da Giorgio de Chirico come “caos modernista”.
Dipinge anche su piccoli album, successivamente acquisito da Giorgio Franchetti, collezionista e uno dei maggiori sostenitori di Festa. Questi schizzi sono essenziali in quanto mostrano l’attenta riflessione che ha preceduto le sue ultime opere. È particolarmente attratto dal mistero e dalla molteplicità dietro la pura realtà degli oggetti, che nei suoi dipinti si traducono in campi blu, città rosse e luci sconvolgenti.
Osserva e raccoglie costantemente piramidi e sfere. Aderendo all’arte informale e gestuale, dipinge in bianco e nero e oggetti isolati dalla vita di tutti i giorni, tra cui persiane, specchi e finestre, che lo affascinano sin dalla sua infanzia. In un’intervista del 1987, disse che a quel tempo trovò ispirazione anche a Matta, Tobey, De Kooning e Pollock.
Nel 1962, si recò negli Stati Uniti con il suo collega e amico Mario Schifano, e parteciparono con Baj, Rotella e altri alla mostra “New Realists” alla Sidney Janis Gallery di New York.
Nel 1963, in seguito al suicidio di suo fratello Rosario, iniziò a dipingere con rabbia senza precedenti, immergendo le dita direttamente nella vernice. Fu durante questo periodo che con Schifano ebbe l’idea di rovesciare la Pop Art americana, rivisitando famosi artisti italiani del passato, come Michelangelo e Leonardo da Vinci, interpretando le loro opere come pubblicità. Secondo loro, e diversamente dagli americani, gli italiani consumano ancora immagini culturali.
Durante gli anni ’60 si avvicina al proprietario della galleria Plinio de Martiis, al collezionista Giorgio Franchetti e agli artisti Mario Schifano, Mimmo Rotella, Enrico Castellani e Franco Angeli a Roma. Nel 1964 espone per la prima volta alla Biennale di Venezia. Gli anni ’70 segnarono un periodo difficile della sua vita: tossicodipendenza, tossicodipendenza e alcolismo. Perde la sua creatività e vive in povertà e isolamento.
Gli anni ’80 lo riportarono alla vita artistica, iniziò a dipingere in un modo più figurato. Le sue opere nascono ora da un’intuizione, un’immagine storica, un film o un sogno, che definirebbe come i fantasmi della sua cultura, comprese le immagini televisive che lo assalgono ogni giorno.
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