biografia
Genova, 1940
Giulio Paolini è un artista italiano associato sia al movimento dell’Arte Povera che all’arte concettuale.
Nel 1952 la sua famiglia si trasferì a Torino, dove si laureò in graphic design nel 1959. Il suo interesse per l’arte stava crescendo e iniziò a sperimentare il suo linguaggio artistico alla fine degli anni ’50.
A volte considerato vicino al movimento dell’Arte Povera, ha spesso ottenuto risultati artistici più legati al Concettualismo. Iniziò nel 1960 con l’opera Disegno geometrico, costituita da una semplice “griglia” su una tela dipinta di bianco. La fase preliminare di ogni figurazione artistica stessa diventa opera d’arte. Questa prima riflessione sulla rappresentazione è solo l’inizio di un’importante ricerca incentrata sul ruolo dell’artista e sulla sua complicità con lo spettatore.
Nella sua prima mostra personale nel 1964 alla Galleria La Salita di Roma, presentò una serie di tavole di legno appoggiate al muro, come se fosse una preparazione per una mostra. Attraverso questa pratica, Paolini riflette sullo spazio all’interno del dipinto.
Nel 1965, l’artista è stato introdotto alla fotografia, che gli ha permesso di introdurre “un elemento temporale” nell’opera. Negli anni ’60 e ’70 espone in diverse gallerie italiane e internazionali. Dal 1967 al 1972, Germano Celant lo ha invitato a partecipare alle mostre del gruppo Arte Povera, anche se le sue dichiarazioni di appartenenza alla storia dell’arte lo hanno allontanato dall’atmosfera d’avanguardia.
Nel 1970 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia con l’opera Elegia. Dal 1975, ha lavorato sul tema dei duplicati e delle copie, con Mimesi, e ha continuato ad esporre regolarmente i suoi lavori. Espone alla Galerie Paul Maenz di Colonia nel 1971, alla Galerie Sonnabend di New York nel 1972, alla Yvon Lambert di Parigi nel 1976 e alla Lisson Gallery di Londra nel 1977.
Gli anni ’80 furono molto prolifici con molte retrospettive e monografie, produzioni teatrali e spaziali come La Caduta di Icaro nel 1982 e Melanconia ermetica nel 1983. Già nel 1987 il pensiero di Paolini si estendeva fino a “l’atto stesso dell’esibizione”. Ciò significa che l’esposizione è diventata “l’opera che include le opere” e, durante tutti gli anni ’90, le mostre dell’artista sono diventate sempre più complesse, guidate da più criteri e hanno portato lo spettatore in uno stato di sospensione e attesa a lungo termine.
Negli anni 2000, Paolini ha introdotto il tema dell’identità dell’artista e il suo rapporto con le opere e la creazione. Utilizzando un vasto repertorio di tecniche, l’artista continua ancora oggi a costruire una grande meditazione sull’arte e sul suo tempo al di fuori del tempo.