biografia
Alcamo, 1929 – Milano, 2021
Dopo aver studiato veterinaria a Bologna, poi legge a Palermo, Turi Simeti si trasferì a Roma nel 1958 dove frequentò il laboratorio di Alberto Burri.
Ha iniziato a dipingere e allo stesso tempo ha trascorso lunghi soggiorni a Londra, Parigi e Basilea, dove ha assorbito il clima internazionale di interrogatorio di basi artistiche e tradizioni pittoriche. Il linguaggio che sviluppa, ruota attorno al concetto di tavolo-oggetto, in cui la tela viene liberata dalla sua nozione di semplice supporto.
All’inizio degli anni ’60, sulla scia di Agostino Bonalumi ed Enrico Castellani, ha prodotto Legni ovali (Bois ovales) e Cartoni neri (Cartons noirs), dove la completezza e la razionalità dell’artista si riflettono nell’associazione di monocromo a forma geometrica in rilievo, l’ellisse, che diventerà gradualmente il suo marchio di fabbrica.
Dal 1963 partecipa a diverse mostre europee: “Arte Visuale” a Firenze, “Nouvelle Tendance 3” a Zagabria, “Arte Programmata – Aktuel 65” e “Weiss auf Weiss” a Berna nel 1965 e 1966. Lui si trasferì a Milano nel 1965 e fu invitato a prendere parte al progetto “ZERO Avant-garde” nello studio di Lucio Fontana.
La sua prima mostra personale si è tenuta lo stesso anno alla Wulfengasse Gallery di Klagenfurt in Austria. Il suo lavoro si evolve verso una nuova disposizione dell’arte in relazione allo spazio che lo porterà a realizzare alla fine degli anni ’60 le sue prime tele sagomate.
Nel 1971, in linea con il clima della contestazione artistica, ha prodotto la performance Distruzione di un aliante alla Galleria La Bertesca di Genova. Le opere degli anni ’70 hanno varie forme relative a una poetica minimalista e stiamo assistendo alla scarsità di catturare elementi di luce.
Nel 1980, la Pinacoteca Comunale di Macerata gli dedica una mostra. Lo stesso anno ha aperto un laboratorio a Rio de Janeiro che gli ha permesso di esibirsi in Brasile.
Sin dagli anni ’90, Simeti ha sviluppato un linguaggio che pone la nozione di dinamismo al centro della sua ricerca. La necessità di rompere con la monotonia della superficie della tela è rivelata dall’artista nella disposizione marginale degli elementi, in combinazioni sequenziali o opposte, giocando con i rilievi, sempre alla ricerca della perfezione.