Sei anni dopo la sua ultima presentazione parigina sotto la curatela di Serge Lemoine, Tornabuoni Art è lieta di proporre una mostra dedicata a Piero Dorazio, padre dell’astrazione italiana, che copre, in venti opere, quarantacinque anni di carriera dell’artista .
Pittore italiano nato a Roma nel 1927, Piero Dorazio ha iniziato a studiare architettura, per poi passare alla pittura. Sedotto dalla ricchezza della pittura ad olio, Piero Dorazio è subito affascinato dal colore; l’artista si concentra anche sulla materia e sulla tecnica: preparazione delle tele, scelta dei pennelli, preparazione dei colori. I suoi inizi pittorici risalgono al 1942-1943, periodo durante il quale dipinse piccole tele rappresentanti paesaggi della campagna romana e nature morte.Dopo essersi distaccato dalla pittura figurativa, partecipa con Pietro Consagra, Achille Perilli, Carla Accardi e Giulio Turcato alla scrittura del manifesto Forma 1 nel 1947. Questo manifesto, con il quale egli conferma la sua adesione all’arte astratta, guiderà tutto il suo lavoro artistico.
Avendo ricevuto una borsa di studio dal governo francese nell’ottobre del 1947, Dorazio parte per Parigi e si iscrive all’École nationale supérieure des Beaux-Arts. Lì incontra Georges Braque, Fernand Léger, Jean Arp e Alberto Magnelli e scopre che Magnelli praticava già l’astrazione a Firenze nel 1914. E’ Magnelli stesso a presentargli Francis Picabia, Le Corbusier, Antoine Pevsner, Sonia Delaunay, ma anche artisti più giovani come Jean Dewasne, Serge Poliakoff e Victor Vasarely.
Dorazio non è solo pittore, ma anche un critico d’arte, docente e curatore di esposizioni e diventerà nel 1984 il critico ufficiale del più importante quotidiano nazionale italiano, Il Corriere della Sera. Insieme ad Achille Perilli e Mino Guerrini, Piero Dorazio è responsabile della libreria-galleria L’Âge d’Or a Roma, che avrà grande influenza sull’arte italiana dell’epoca e sarà riconosciuta a livello internazionale. Il Gruppo di questi tre artisti pubblica poi Forma 2 come omaggio a Wassily Kandinsky, con la partecipazione di Nina Kandinsky. L’Âge d’Or è in particolare frequentato da Mark Rothko, Rufino Tamayo, Friedrich Hundertwasser, Libero Tancredi, Jean Dewasne, Roberto Matta, ma anche da Léon Degand e Günther Franke. Da parte sua, André Bloc, direttore della rivista Art d’Aujourd’hui a Parigi, propone a Dorazio di essere il suo corrispondente in Italia.
Contemporaneamente, egli è anche nominato Segretario dell’Art Club International. Nel 1951-1952, il Gruppo Origine fondato da Mario Ballocco, Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla invita gli artisti de L’Âge d’Or a formare un unico movimento che diventa Fondazione Origine; gruppo che manterrà numerosi contatti con artisti americani tra cui Cy Twombly e Mark Tobey.
Nel 1953 e 1954, Dorazio si reca negli Stati Uniti, poiché invitato a partecipare all’Harvard International Summer Seminar all’Università di Harvard, Cambridge. In autunno, si stabilisce a New York per un anno. Grazie a Matta, conosce Joseph Cornell, Robert Motherwell, Leo Castelli, allora collezionista, Enrico Donati e Marcel Duchamp. Fa amicizia con Willem de Kooning, Franz Kline, Barnett Newman, Helen Frankenthaler e altri artisti di New York, ma anche con il critico d’arte Clement Greenberg e più tardi con Kenneth Noland la cui arte ha molte somiglianze con la sua. Dorazio manterrà una stretta relazione con gli Stati Uniti per tutta la sua vita, fino ad aiutare nella fondazione della nuova Graduate School of Fine Arts dell’Università della Pennsylvania negli anni ’60 di cui prenderà in seguito la direzione.
Dapprima di spirito cubista, poi futurista, insistendo sulla struttura e sul ritmo, Dorazio usa fin dal principio colori brillanti e contrastanti. Presto, il filo della sua espressione diventerà il gesto, dal quale traduce il colore e la luce.
Abbandonando l’approccio classico della composizione e del disegno, Dorazio trova il suo stile intorno al 1957-1958, basato sulla luce e sulla sua iridescenza, espressa sia dal colore che dal modo di porsi con tratti giustapposti ed incrociati, un modo per lui di rendere omaggio al divisionismo di Giacomo Balla.
Nel 1959 partecipa alla mostra Italienische Malerei alla Kunsthalle di Baden-Baden e a Documenta II di Kassel. Nel 1960, Max Bill lo invitò alla mostra konkrete kunst a Zurigo. Nel 1965 partecipa alla famosa mostra The Responsive Eye al MoMA a New York. Nel 1979, il Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris gli dedica la sua prima retrospettiva in Francia.
Successivamente, su iniziativa di Serge Lemoine, il Musée de Grenoble organizza nel 1990 la sua più importante mostra in Francia, accompagnata dal fondamentale catalogo curato da Nathalie Vernizzi.
Le opere di Piero Dorazio fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche e private, tra cui il MoMA (New York), la Tate Gallery (Londra), il Centre Pompidou (Parigi), la Peggy Guggenheim Collection (Venezia), la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea (Roma), al Museo del Novecento (Milano), la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea (Torino) la National Gallery of Art (Washington), l’Hirshorn Museum and Sculpture Garden (Washington) l’Art Institute of Chicago o ancora il Fine Arts Museums (San Francisco).
Dopo una lunga malattia, Dorazio muore nel 2005, all’età di 77 anni, a Perugia.