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Nato a Padova nel 1937, dove tuttora vive e lavora, Alberto Biasi è considerato una delle figure principali dell’arte cinetica italiana e internazionale. Tutta la sua carriera si è caratterizzata per il suo impegno nello studio dei fenomeni della retina e dei modi di mettere in comunicazione l’osservatore e l’opera d’arte da un punto di vista ottico.
All’età di 22 anni, Biasi fonda il Gruppo N con Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Alfredo Massironi: è durante questo periodo che conduce i suoi primi esperimenti “ottico-dinamici”. È in questo periodo che compie le prime sperimentazioni “ottico-dinamiche”, rifiutando l’idea di una prospettiva “classica” per approfondire le esperienze visive che queste opere provocano nello spettatore.
Questa ricerca, formulata in ciò che Gillo Dorfles ha teorizzato come “oggetti-scultura”, si inserisce nella svolta artistica aperta da Lucio Fontana, che nel 1958 rompe la bidimensionalità della tela e apre così la pittura alla tridimensionalità. La sfida alla concezione tradizionale di questo mezzo è caratteristica delle sperimentazioni condotte in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta.
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Nel 1961 Alberto Biasi partecipa a mostre collettive dedicate all’arte lumino-cinetica con i fondatori di Azimut Enrico Castellani, Piero Manzoni e altri artisti dei movimenti europei della Nouvelle Conscience Artistique o Nuove Tendenze, a cui aderisce lo stesso anno.
Nel 1962, i membri del Gruppo N aderiscono al movimento Arte Programmata. Nel 1965, Alberto Biasi partecipa alla storica mostra “The Responsive Eye” al MoMA di New York. Dopo lo scioglimento del Gruppo N nel 1967, Biasi inizia una ricerca più personale che allontana la sua arte – almeno in parte – dalle questioni di psicologia e percezione, per rivolgersi invece a un’esplorazione più approfondita di altri temi, quali la forma e gli spazi mutevoli.
Le opere della serie Torsioni, in mostra presso Tornabuoni Art, esemplificano la tecnica sviluppata da Alberto Biasi secondo la quale una superficie monocromatica in PVC viene tagliata in lamelle sottili di uguale larghezza, e poi ricomposta ruotando il piano di 180°. Tale procedimento dà luogo a una configurazione geometrica che si muove e vibra a seconda del posizionamento dell’asse dello sguardo dell’osservatore rispetto all’opera.
Biasi decide di dedicarsi all’arte durante i suoi studi di architettura e design industriale, che hanno influenzato il suo approccio durante tutta la sua carriera. L’artista è stato affascinato fin dall’inizio dai movimenti del primo Novecento, come il Futurismo e il Dadaismo, e da artisti come Jackson Pollock, Piet Mondrian e Wladyslaw Strzeminski, da cui ha tratto il concetto di all-over. Lo studio attento della fabbricazione e della meccanica, due caratteristiche tipiche dell’arte di Biasi, si sviluppano insieme al suo interesse per l’arte. Infatti, nel caso di Biasi l’opera d’arte è pianificata prima di essere realizzata e risponde, quindi, ad un programma.
Tra gli obiettivi dell’indagine di Biasi c’è la rappresentazione di uno spazio destabilizzante, che sfugge alla comprensione visiva immediata. Il suo lavoro, guidato da un approccio scientifico o positivista, si basa sullo studio di fenomeni che possono influenzare la percezione dello spettatore.
Negli ultimi anni, diversi importanti musei internazionali hanno riconosciuto l’importanza di Biasi e il suo ruolo nel movimento cinetico internazionale, così come la profonda connessione tra il suo lavoro, i fenomeni visivi e la luce.
L’artista ha partecipato alla mostra “Lichtkunst aus Kunstlicht” nel 2004 al ZKM Karlsruhe; l’anno successivo a “L’œil moteur” al Musée d’art contemporain di Strasburgo e alla “Op Art” alla Schirn Kunsthalle di Francoforte sul Meno nel 2007. Nel 2006, il Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo gli ha dedicato una grande retrospettiva. In seguito, nel 2012, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma ha organizzato una mostra intitolata “Arte programmata e cinetica da Munari a Biasi a Colombo e…”. Infine, nel 2021 anche il Museo dell’Ara Pacis di Roma ha inaugurato una retrospettiva dedicata a Biasi, che sarà visibile fino al 22 febbraio 2022.
“Alberto Biasi, d’altra parte, ha posto grande enfasi nel suo lavoro sulla nozione di instabilità. Come dimostrano i suoi oggetti e i suoi rilievi ottico-dinamici, queste opere immobili sembrano essere animate da un movimento più o meno rapido percepito man mano che lo spettatore si muove.
“La loro superficie sembra essere percorsa da vibrazioni, moirés più o meno tremolanti, immagini che appaiono e poi si trasformano. Per Alberto Biasi, questa percezione dell’opera mutevole, in opposizione alla concezione classica dell’opera d’arte, pittura o scultura, statica e immutabile, è più adatta a dar conto della realtà ed è più simile alla natura e alla vita stessa, che è sempre in evoluzione.”
Serge Lemoine, Alberto Biasi, catalogo della mostra pubblicato da Forma Edizioni con la direzione di Tornabuoni Art, 2015.
catalogo di mostra a cura di Tornabuoni Art Parigi. Introduzione di Serge Lemoine. Illustrazioni in b/n e a colori, 176 pagine, 24×30 cm, Francese/Inglese, 2015.
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